Stand–by è un reportage fotografico che mi è stato affidato dalla cooperativa Pugno aperto nella primavera del 2018, per documentare la vita quotidiana dei rifugiati richiedenti asilo politico nel territorio bergamasco e specificamente a Palosco, Paladina, Dalmine e Curno.
La realizzazione del progetto, concordata con l’equipe della cooperativa, richiedeva di avvicinarsi ad un mondo a me sconosciuto essendo letteralmente di un altro mondo le lingue, i costumi e le storie con cui mi sarei dovuto confrontare. D’altra parte sarebbe stato poco onesto mentire e simulare un’affinità che, al momento, non poteva esistere; così come le fotografie avrebbero dovuto documentare lo sguardo di una fraternità ancora da costruire.
In ogni caso, la buona riuscita del lavoro, ha potuto contare sulla benevolenza con cui sono stato accolto: ospite delle loro temporanee dimore, i rifugiati hanno cucinato per me e io ho potuto condividerne il cibo e le storie delle loro vite.
Dalle fotografie alla mostra il passo è stato breve e conseguente: con la cooperativa Pugno Aperto è nata così l’idea di esporre il risultato di questo lavoro con l’intento di documentare l’attività svolta dai loro operatori e, allo stesso tempo, l’attesa di tante persone, private per il momento di una patria, ma in lista di attesa di un nuovo futuro. In stand-by.
Marpho